“ Il racconto della visita di Gagarin Magazine alla mostra CROCIFISSIONI+CRUCIFIXIONS: Anche in questi lavori su carta Bacon ricorre a due tecniche per lui consuete, allo scopo di tendere al «figurale» (per stare con la definizione di Jean-François Lyotard) e scongiurare il carattere narrativo, figurativo della pittura: pulitura locale (soprattutto dei volti) e inserimento di tratti asignificanti.”

01 Marzo 2016 – Gagarin Magazine
Le umanissime Crocifissioni di Francis Bacon, Hermann Nitsch e Concetto Pozzati

Abbiamo visitato una sorprendente collettiva, allestita in un elegante palazzo storico di Bologna. E ve la raccontiamo.

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Intrighi del mondo dell’arte.
Oltre seicento lavori su carta attribuiti a Francis Bacon: tra il 1977 e il 1992 li avrebbe regalati a Cristiano Lovatelli Ravarino.
Sull’autenticità di queste opere è in corso una complessa battaglia legale.
Non abbiamo le competenze per (né l’interesse di) addentrarci nel merito di questa articolata questione, qui accennata solo per dovere di cronaca.
Ciò che desideriamo proporre ora è, semplicemente, il resoconto di una breve visita a una mostra del tutto affascinante.

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Arriviamo a Bologna in un freddo pomeriggio di febbraio, percorriamo a passo svelto via Galliera fino al civico 8, là dove si trova l’imponente Palazzo Montanari. In alcune sale di questo storico edificio è allestita la mostra Crocifissioni/Crucifixions.
Ad accoglierci, oltre ad alcune gentilissime assistenti, ci sono la responsabile dell’esposizione Antonella D’Andrea e il suo ideatore Umberto Guerini (anche avvocato di Cristiano Lovatelli Ravarino per le questioni di riconoscimento dell’autenticità sopra tratteggiate).
Il percorso si apre con alcune opere recenti di Concetto Pozzati, tele di medie e grandi dimensioni dai cupi e al contempo vividi cromatismi che l’artista ottantenne introduce: «Sevizie brutali e crudeli. Un giovane urla bendato… cani e belve che si agitano vicino al corpo… un uomo nudo incappucciato anche lui mascherato. Le sevizie continuano. Sto disegnando (provo a farlo) lo scempio. Tutto color terra, viola la figura centrale, nero il torturato. Grande forbice sulla testa. Forse troppo “letterario”, troppo descrittivo… Non posso più aggrapparmi né all’ironia né all’eleganza… è catastrofico, inquietante, tragico e le figure nascono da un nero ferroso».

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L’approccio laico, intriso di umanissima pietās suggerito da Pozzati è ciò che accomuna le Crocifissioni di questi tre grandi autori.

Il nucleo centrale della mostra è costituito da una ventina di lavori su carta di Francis Bacon: «So che per le persone religiose, per i cristiani, la Crocifissione riveste un significato totalmente diverso. Ma per me, non credente, è solo un atto del comportamento umano, un modo di comportarsi nei confronti dell’altro».

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Le opere su carta del pittore inglese presenti a Palazzo Montanari riprendono e rilanciano il funzionamento delle sue (più note) tele. Risulta evidente un analogo procedimento di isolamento: se nei quadri ciò avviene immettendo le Figure in un cubo, in un parallelepipedo, su una rotaia, su una barra tesa o in poltrone svasate e arcuate, qui ciò si sostanzia attraverso il rapporto fra le Figure e vivaci campiture monocrome ottenute tramite collage di disegni su carta e cartoncini. Così come nei dipinti, anche in questo caso il procedimento di isolamento è messo in atto per esorcizzare il carattere figurativo, illustrativo di queste magnetiche Figure aggettanti.

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Anche in questi lavori su carta Bacon ricorre a due tecniche per lui consuete, allo scopo di tendere al «figurale» (per stare con la definizione di Jean-François Lyotard) e scongiurare il carattere narrativo, figurativo della pittura: pulitura locale (soprattutto dei volti) e inserimento di tratti asignificanti.
Risultato: manifestare Figure il cui corpo è oggetto dell’azione di forze invisibili.
E presentare corpi che ci vengono incontro «senza organi», si potrebbe dire evocando Artaud.

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Ed è proprio pensando a uno dei più furiosi Padri Fondatori delle rivoluzioni teatrali del Novecento che entriamo nell’ultimo grande salone della mostra, quello che accoglie una solida installazione di Hermann Nitsch: «Otto grandi tele (due metri per tre ciascuna), disposte a formare un parallelepipedo, una “cella” al centro della stanza, in cui i colori di varia consistenza sono schizzati, spalmati, sgocciolati e versati dall’alto».

Il fondatore dell’Azionismo viennese e ideatore del Das Orgien Mysterien Theater (Teatro delle Orge e dei Misteri) ha personalmente allestito a Palazzo Montanari anche due dei suoi disegni più importanti: Ultima Cena (1976-79) e Deposizione nel Sepolcro (2007), «due momenti fondamentali della vita di Cristo, in cui è l’umanità del figlio del Dio a prevalere».
Significativamente, queste due opere sono classificate come «serigrafia su relitto»: il medium è il messaggio.
Umanissima pietà, crocifissioni feriali. Lingua di ferro, Figure aggettanti. Perfetto.

MICHELE PASCARELLA | Gagarin Magazine