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francis
bacon
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21 gen / 21 feb.2016
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palazzo montanari
via galliera, 8
bologna
Da quando nel 1927, all’età di sedici anni, Francis Bacon decise di “provare” a fare il pittore, per il resto della vita egli ha avuto davanti agli occhi immagini della crocefissione.
Che ha dipinto più volte.
Non solo quella, capovolta, di Cimabue, la cui riproduzione teneva appesa nel suo studio di Londra; ma anche quella “sadomasochista” del suo amico ed insegnante Roy de Maistre, oggi al Leicester Museum; e, in particolare, quella di Grunewald, oggi al Musee d’Unterlinden a Colmar.
Ce ne sono state altre, parimenti importanti.
Daniel Farson ricorda che uno schizzo a carboncino di Picasso visto alla Rosenberg Gallery di Parigi nel 1927, lo ha influenzato in modo diretto al punto che “ è impossibile negare che ne abbia tratto ispirazione, soprattutto per Three Studies at the Base of a Cricifixion del 1944.
Ed è un vero peccato che del murale ispirato alla crocefissione che Mollie Craven vide nella sua camera da letto, quando nel 1937 abitava al n. 1 di Glebe Place, Chelsea, non vi sia altra immagine che quella fissata nel suo ricordo.
Che tuttavia è molto preciso.
“ C’era un quadro che preannunciava le opere successive. Mollie Craven lo vide una domenica d’inverno quando salì nel suo studio e lo sentì in preda a una tosse spaventosa. Seguì la sua voce fino in camera da letto, “ una stanza con le pareti e il soffitto blu scuro e un enorme murale con un braccio crocifisso sul muro di fronte, davvero terrificante, da brivido”. Mollie pensò che il murale fosse ispirato alla Crocefissione di Durer, ma più probabilmente si trattava della Crocefissione di Grunewald del 1515 per la pala d’altare di Isenheim, che ebbe una grande influenza sia su Crucifixion di Francis sia sull’opera che Graham Sutherland realizzò per la chiesa di St. Matthew a Northampton. “ Era un enorme braccio sinistro pieno di chiodi e solo un abbozzo di torace che puntava verso la finestra. In pratica il corpo era tagliato dalla mensola del caminetto. Una vera camera delle torture” ( Daniel Farson, Francis Bacon. Una vita dorata nei bassifondi.2011, Johan&Levi, pag. 48).
Un’immagine plastica quella disegnata dal ricordo di Mollie Craven molto diversa dalle prime crocefissioni dipinte da Francis Bacon nel 1933 e diversissima dal suo capolavoro Three Studies at the Base of a Cricifixion del 1944 esposto alla Tate, London.
Diversa anche dalla Crocifissione del 1946 e dal rifacimento dei Tre studi alla base della crocefissione del 1944 ripreso in modo totalmente diverso nel 1962. Perché questa particolare attenzione di Francis Bacon verso la crocefissione?
Perché un pittore che si definisce “a non religious person” è attratto dal più cristiano dei simboli?
La risposta la fornisce direttamente Francis Bacon, rispondendo alle domande rivoltagli da David Silvester durante le sue famose “Interviste”.
LE OPERE IN MOSTRA
Alcune delle opere della Francis Bacon Collection in mostra a Palazzo Montanari a Bologna.
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21 gen / 21 feb.2016
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palazzo montanari
via galliera, 8
bologna
Ecco cosa dice Francis Bacon:
INTERVISTA 1.
DS: … quando sceglie un tema come la Crocefissione, sembra volere soggetti con una forte carica drammatica…
FB: Mi hanno sempre profondamente colpito le immagini relative a mattatoi e alla carne. Per me sono strettamente legate alla Crocefissione. Ho visto delle straordinarie fotografie di animali scattate l’istante prima che venissero uccisi; e l’odore della morte … Naturalmente non lo sappiamo, ma da queste fotografie si direbbe che siano consapevoli di ciò che sta per succedere loro … Tentano in ogni modo di scappare. Credo che queste immagini posseggano qualcosa che è molto, molto vicino alla vicenda della Crocefissione. So che per le persone religiose, per i cristiani, la Crocefissione riveste un significato totalmente diverso. Ma per me, non credente, è solo un atto del comportamento umano, un modo di comportarsi nei confronti dell’altro.
DS: Ma lei, in effetti dipinge altre immagini connesse con la religione, perché, a parte la Crocefissione, che è un tema che ha dipinto e su cui è ritornato per trent’anni, ci sono i Papi. Lo sa perché dipinge costantemente immagini attinenti la religione?
FB: Per quanto riguarda i Papi la religione non c’entra assolutamente; sono piuttosto frutto di un’ossessione per le riproduzioni fotografiche del ritratto di Papa Innocenzo X di Velasquez.
INTERVISTA 2
DS: E’ nelle sue intenzioni tentare di creare un’arte tragica?
FB: No. Naturalmente, credo che sarebbe di enorme utilità se oggi si potesse trovare un mito valido, dove ci fosse quella distanza fra la grandezza e il suo declino che è presente nelle tragedie di Eschilo e di Shakespeare. Ma quando si è fuori da una tradizione, come lo è ogni artista d’oggi, si può solo aspirare a registrare i propri sentimenti riguardo a certe situazioni rimanendo quanto più vicino possibile al proprio sistema nervoso.
DS: C’è, ovviamente, un grande tema mitologico e tragico tradizionale che lei ha dipinto molte volte: la Crocefissione.
FB: Bè, l’arte europea conta un tale numero di grandi raffigurazioni della Crocefissione che essa costituisce una magnifica armatura su cui innestare ogni tipo di sentimento e di sensazione. Può sembrarle curioso che una persona non religiosa adotti il tema della Crocefissione, ma non credo che qui la religione c’entri. Pensi alle grandi Crocefissioni che conosciamo … non si sa se sono state dipinte da uomini con convinzioni religiose.
DS: Ma sono state dipinte come parte della cultura cristiana ed erano destinate ai credenti.
FB: Si, è vero. Può non essere sodisfacente, ma finora non ho trovato un soggetto altrettanto valido abbracciare certi campi del sentimento e del comportamento umani. Forse è solo perché sono stati così in tanti a occuparsi di questo particolare tema che è venuta a crearsi questa armatura – non trovo parole migliori per dirlo – attorno alla quale uno può attivare ogni livello sensibile.
DS: Naturalmente, davanti a questo problema, molti artisti moderni che lavorano nei vari ambiti creativi hanno ripiegato sui miti greci. Lei stesso, in Tre studi per figure alla base di una Crocefissione, non ha dipinto le tradizionali figure cristiane ai piedi della croce, ma le Eumenidi. Ha mai pensato di usare altri temi della mitologia greca?
FB: Bè, credo che la mitologia greca sia lontana da noi ancora più del cristianesimo. Uno degli aspetti della Crocefissione è il fatto stesso che la figura centrale di Cristo si colloca in una posizione molto elevata e isolata, il che, da un punto di vista formale, offre maggiori possibilità rispetto all’avere tutte le figure situate allo stesso livello. La variazione del livello è, dal mio punto di vista, molto importante.
DS: Quando dipinge una crocefissione, trova che il suo approccio al problema sia radicalmente diverso da quando lavora ad altri dipinti?
FB: Bè, naturalmente, si lavora allora in realtà con i propri sentimenti e le proprie sensazioni. Si potrebbe dire che si è molto vicini a un autoritratto. Entrano in campo ogni sorta di sentimenti molto personali sul comportamento e su come è la vita.
DS: Una configurazione molto personale ricorrente nella sua opera è l’intrecciarsi dell’iconografia della Crocefissione con quella della macelleria. Il rapporto con la carne deve significare moltissimo per lei.
FB: Sì certo. Se si va in uno di quei grandi centri di vendita e si attraversano quelle enormi stanze della morte, non si vedono altro che bestie, pesci e uccelli, e tutti giacciono là, morti. E naturalmente, in quanto pittore, non bisogna dimenticare la grande bellezza del colore della carne.
DS: L’abbinamento della carne-Crocefissione sembra avvenire in due modi: attraverso la presenza dei quarti di carne sulla scena e attraverso la trasformazione della stessa figura crocifissa in una carcassa di carne appesa.
FB: Bè, sicuro. Noi siamo carne, siamo potenziali carcasse. Ogni volta che entro in una macelleria mi stupisco di non essere io lì al posto dell’animale. Ma quell’uso particolare della carne è un po’ l’uso che uno potrebbe fare della spina dorsale: essendo costantemente bombardati da immagini del corpo visto attraverso le radiografie, è ovvio che ciò alteri il modo in cui si usa il proprio corpo. …
DS: E’ chiaro che la sua ossessione nel dipingere la carne è legata in gran parte a questioni di forma e colore … risulta chiaro dalle opere stesse. Tuttavia i dipinti della Crocefissione sono sicuramente fra quelli che hanno indotto i critici a sottolineare il cosiddetto elemento dell’ “orrore” nelle sue opere.
FB: Bè, certo hanno sempre sottolineato questa componente dell’orrore, ma io non ce la vedo particolarmente presente. Non ho mai cercato di essere orripilante. Basta aver osservato le cose e conoscerne i retroscena per rendersi conto che quanto sono riuscito a realizzare non ha affatto posto l’accento su questo aspetto della vita. Quando si entra in una macelleria e si nota quanto la carne possa essere bella e poi ci si riflette sopra, si può arrivare a pensare a tutto l’orrore della vita: di come una cosa viva a spese di un’altra. Pensi per esempio a tutte quelle stupidaggini che si dicono sulle corride. La gente mangia la carne e poi però condanna le corride; vanno a lamentarsi delle corride coperti di pellicce e con uccellini nei capelli.
INTERVISTA 4
DS: I Tre studi per figure alla base di una Crocifissione del 1944 sono forme plastiche chiaramente definite che si prestano a essere tradotte in sculture.
FB: Bè, le ho pensate come Eumenidi, e all’epoca avevo in mente l’intera Crocifissione di cui esse avrebbero fatto parte al posto delle consuete figure ai piedi della croce. Intendevo collocarle in un’armatura attorno alla croce, la quale sarebbe stata in posizione rialzata, con l’immagine della croce al centro e tutto intorno queste figure. Ma non l’ho mai realizzata; ho lasciato le figure allo stadio di tentativi.
Queste le risposte di Bacon.
Ma c’è un’altra domanda che ci si deve porre: perché Francis Bacon, la cui ultima Crocefissione è del 1962, ne disegna alcune decine tra il 1977 e il 1992?
Si tratta di pastelli, collage e disegni a matita.
Questa volta la risposta non la può dare Francis Bacon perché nessuno ha potuto fargliela.
Non solo perché è morto nel 1992, ma perché, come si sa, per tutta la sua vita e per alcuni anni dopo la sua morte il mito che egli dipingeva direttamente sulla tela ha retto contro ogni evidenza.
Un mito che Bacon stesso aveva contributo a creare e che i suoi esegeti non hanno mai smentito nonostante sapessero la verità.
Da tempo si sa che Francis Bacon disegnava e lo faceva in continuazione: un fatto che nessuno può più mettere in discussione.
Edward Lucie Smith - il primo storico dell’arte che a partire dal 1999 ha riconosciuto la verità dei disegni – ha fornito una risposta che appare molto convincente e che non riguarda solo le Crocefissioni ma tutta le opere su carta che compongono la collezione donata da Francis Bacon a Cristiano Lovatelli Ravarino.
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BIOGRAFIA
1909 Francis Bacon nacque il 28 ottobre secondo di cinque figli da genitori ambedue di nazionalità inglese, Winifred e Edward Bacon. Il padre era un capitano dell'esercito in pensione che amava allevare cavalli ed era un discendente in linea collaterale del famoso Filosofo Francis Bacon. L’asma rendeva difficile andare a scuola a Francis che venne saltuariamente istruito da un sacerdote locale.
1914 - 1925 La famiglia si sposta a Londra, dove il padre copre un ruolo nell’Ufficio intercettazioni, poi in Irlanda dalla nonna materna durante il periodo della rivolta armata dello Sinn Fein. Il futuro pittore rimarrò a lungo in contatto anche nei decenni successivi con una amica di quegli anni Doreen Molony che racconterà come in quel periodo non facesse che disegnare e a volte gliene consegnasse interi pacchi per sapere il suo giudizio.
1926 Dopo una serie di violenti alterchi con il padre, si trasferisce per alcune settimane a Berlino per poi andare a Parigi dove rimane particolarmente colpito da una mostra di disegni di Picasso alla galleria Paul Rosenberg .Inizia a produrre disegni ed acquerelli.
1929 Ritorna a Londra e va a vivere in un garage adattato al 17 di Queensberry Mews West. Lavora come disegnatore di arredi e mobili. Conosce il pittore australiano Roy de Maistre e inizia a dipingere a olio.
1933 Prende parte a due collettive alla Mayor Gallery, dove espone alcuni dipinti di crocifissioni uno dei quali sarà riprodotto in Art Now di Herber Read
1937 Prende parte all’esibizione di gruppo ”Giovani artisti inglesi" organizzata alla Galleria Agnew da Eric Hall.
1944 - 1954 Completa tre studi per delle figure alla base della Crocifissione iniziato anni prima, il trittico sarà mostrato alla Galleria Lefevre a Londra. Passa lunghi periodo a Montecarlo con Graham Sutherland. Dall'Hotel Re di Montecarlo scrive a Sutherland che sta lavorando contemporaneamente a tre disegni ispirati dal ritratto del Velazquez di Papa Innocenzo X. Rappresenta l’Inghilterra alla Biennale di Venezia assieme a Lucien Freud e Ben Nichols. Evita di andare alla Biennale ma visita Ostia e Roma, dove alloggia a Palazzo Pecci Blunt scarrozzato per la città sulla sua moto dall'amico pittore Leonardo Cremonini.
1957 Trascorre un periodo a Tangeri. Jean Larcade direttore della Galleria Rive Gouche organizza assieme a Erica Brausen la prima personale dell'artista a Parigi.
1960 Straordinario successo della sua personale alla Galleria Malborough di Londra con esposti trenta lavori che vanno dal 1959 al 1960.
1961 Va ad abitare in uno studio sopra un garage a Reece Mews, South Kensington, dove vivrà e lavorerà per il resto della sua vita.
1971 In Aprile a Parigi la sua più importante mai riservatagli fino a quel momento al Grand Palais, nello stesso mese muore sua madre. Connaissance des Arts lo pone al primo posto dei dieci pittori più importanti del mondo, classifica che la rivista aggiorna ogni cinque anni.
1974 Bacon incontra John Edwards che diventerà il compagno della sua vita in un rapporto quasi di padre e figlio e che diventerà il suo erede universale.
1977 Visita a Roma Balthus per il party d’addio di quest’ultimo dalla direzione di Villa Medici.
1988 Ventidue lavori dell'artista vengono esibiti alla Casa dell’Artista a Mosca, la prima mostra mai concessa a un artista europeo vivente.
1989 In un’intervista ad Art lnternational ammette di fare degli schizzi sulla tela prima di dipingervi, anche se poi pressoché mai il dipinto rispetta il disegno originale.
1990 Bacon si reca in Sicilia per visitare due suoi vecchi amici, Erica Brausen e Leonardo Cremonini assieme al suo nuovo amante un ricco e bellissimo giovane spagnolo.
1992 Bacon muore il 28 aprile completamente in solitudine nella clinica Ruber di Madrid.