7 Novembre 2016 – Corriere Magazine
“Mi considero un creatore di immagini (…) Entro appena in queste immagini, come se si fossero calate in me… Penso sempre a me stesso più come un medium, per accidente o per azzardo, che come un pittore… Non credo di avere talento, credo di essere solo recettivo”
Nasce il 28 ottobre 1909 a Dublino, secondo di cinque figli. Il padre, ex militare, autoritario e violento, è allevatore di cavalli. Nel 1914, a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, la famiglia si trasferisce a Londra, per un incarico offerto al padre: i continui spostamenti tra Irlanda e Inghilterra impediscono a Bacon di avere un’istruzione regolare. Già nell’adolescenza, Francis riconosce la propria omosessualità e per questo viene cacciato di casa. Nel 1927 vede una mostra di opere di Picasso a Parigi e ne rimane colpito. Tornato a Londra, dopo un periodo in Francia, inizia a disegnare mobili ed arredi, e viene introdotto alla tecnica della pittura dall’australiano Roy de Maistre. Nel febbraio del 1934, Bacon tiene la sua prima personale presso lo spazio dell’arredatore Arundell Clarke. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, dalla quale era stato esentato perché asmatico, riprende a dipingere, considerando questo momento come il vero inizio della propria arte. Partecipa a diverse collettive, a Londra e all’estero e, nel 1957, ha la prima personale a Parigi, mentre nel 1958 espone in Italia. Nel ’62 viene presentata la sua prima grande retrospettiva alla Tate e, l’anno successivo, è protagonista di un’importante mostra al MoMA di New York. Le sue opere continuano ad essere esposte in tutto il mondo e, nel 1992, l’artista muore a Madrid il 28 aprile, per un attacco di cuore. Tra il 1977 e il 1992 Francis Bacon regalò a un suo intimo amico italiano un consistente numero di disegni, pastelli e collages. Oggi quei disegni fanno parte di una collezione che ne raccoglie alcune centinaia e che è riunita in un corpus unitario: “ The Francis Bacon Collection of the Drawings Donated to Cristiano Lovatelli Ravarino”.
Cristiano Lovatelli Ravarino incontra la prima volta Francis Bacon a Roma durante il party dato da Balthus a Villa Medici nel momento in cui egli lasciava la città, dopo esservi stato a lungo come addetto culturale dell’Ambasciata di Francia.
Nasce tra loro un feeling immediato, al punto che nei giorni successivi sarà Cristiano ad accompagnare Bacon nella sua visita romana ai capolavori di Caravaggio, uno dei pochi pittori da lui amati, il solo fino ad oggi conosciuto che non abbia mai disegnato e che abbia dipinto direttamente sulla tela. Come ha raccontato, durante la presentazione della mostra a Treviso, Edward Lucie-Smith – uno degli storici dell’arte più conosciuti e apprezzati a livello internazionale – i disegni ed i pastelli che compongono la collezione sono “opere complete”, che si inseriscono a pieno titolo nell’iconografia dell’artista anglo-irlandese, il quale, negli ultimi anni della sua vita, rivisitò i temi che aveva in precedenza sperimentato, provando nuove strade formali.
Nelle “opere su carta”- tenute nascoste ai suoi mercanti ma regalate ai suoi amici: Paul Danquha, Stephen Spender, Brian Hayhow, Cristiano Lovatelli Ravarino e altri – si trovano crocifissioni, papi, ritratti e autoritratti: tutti soggetti da lui dipinti nel corso della sua lunga vita di artista.
Esse dimostrano che quando Francis Bacon, intervistato da David Silvester, suo biografo ufficiale, affermava di non avere mai fatto disegni preparatori, usava sapientemente e consapevolmente le parole, e diceva due volte il vero: era vero infatti che egli tracciava direttamente sulla tela le linee dell’opera che aveva in mente di realizzare senza ricorrere a disegni preparatori (salvo poi usare altri “sistemi”, come evidenzia molto bene Barbara Steffen nei suoi studi); ed era ugualmente vero che fin dall’inizio della sua “carriera artistica” egli era solito disegnare e lo aveva continuato a fare, riservatamente ma sistematicamente, per tutta la vita. Le opere su carta dimostrano che uno dei più grandi pittori del XX secolo è stato anche un grande disegnatore. Non poteva essere diversamente per chi, come lui, aveva deciso di “diventare pittore” dopo avere visto nel 1927 una mostra di 101 disegni di Picasso a Parigi alla Galleria Paul Rosenberg. Francis Bacon aveva allora 18 anni.
Ed “ è significativo che fosse proprio una mostra di disegni a dare l’impulso ad una attività tanto creativa e dirompente, ma è anche significativo che egli iniziasse la sua attività proprio dai disegni di Picasso che preannunciavano invenzioni formali e tematiche introducendo “metamorfosi” del linguaggio plastico e pittorico che attraverseranno tutto l’arco della sua produzione. Bacon è pittore plastico che con la carta sconfina nella scultura ritagliando ed incollando, anche componendo la figura, come faceva Picasso con i suoi “dessin decoupè”, un genere che il maestro spagnolo aveva ripreso in età più avanzata per approntare scenografie cinematografiche o modelli per la realizzazione di grandi sculture. Dalla plasticità dei fogli disegnati al ritaglio delle figure delineate ed incollate su carta e cartoncino il passo è breve. La predilezione per la linea curva che delimita la figura umana è evidente, a contrasto con gli sfondi generalmente caratterizzati da linee rette ed angoli; segni grafici comuni anche ai dipinti dove le forme sono delineate con analogo tratto: impossibile per chi impara a riconoscere la “mano” non ritrovare in questi disegni la personalità di Francis Bacon” (M. Letizia Paoletti: Francis Bacon ed i “dessins decoupè”, 2015).
La Mostra allestita a Ca’ dei Carraresi fino al prossimo 1 maggio, offre l’incredibile opportunità di “entrare nella mente” dell’artista, di comprenderne i dubbi, le angosce e le ragioni che lo spinsero a scegliere i suoi soggetti, attraverso l’analisi della Francis Bacon Collection of the Drawings Donated to Cristiano Lovatelli Ravarino, delineata all’interno di relazioni e vita privata che si intrecciano nella storia. Sono inoltre presenti opere di confronto di artisti del calibro di Burri, Manzoni, Fontana, che invitano il visitatore alla riflessione sulla coscienza e sull’esistenza.
Un bellissimo ed emozionante percorso quello che possiamo ammirare a Ca’ dei Carraresi, sostenuto da alcune citazioni di noti pensatori, scrittori e poeti con lo scopo di entrare meglio nello spirito dell’artista nella comprensione delle sue angosce e nel viaggio che lo ha visto indagare nel più grande dei misteri: l’uomo.