25 Aprile 2017 – All Allemandi Giovani IL GIORNALE DELL’ARTE
“All’interno di una serie un dipinto si riflette continuamente sull’altro e talvolta sono migliori in serie che separati, perché purtroppo, non sono ancora mai riuscito a realizzare quell’immagine che riassume tutte le altre”.
Il giorno di Pasqua Treviso è un tappeto di turisti che girovagano tra Canal Cagnan e il Canale dei Buranelli, alternati da famiglie vestite a festa che si salutano cordialmente prima della grande abbuffata, alla fine della santa messa o seduti al bar della piazza principale.
La mostra su Francis Bacon – Un viaggio nei mille volti dell’uomo moderno è stata allestita in un edificio storico della città, ormai punto di riferimento culturale nel panorama italiano: il complesso Casa dei Carraresi. Situato in pieno centro, ci si può arrivare percorrendo la via delle pescherie da cui lo separa il canale, e con quest’ultimo, quando il sole cala e intercede la notte, crea giochi di luce affascinanti e imperdibili.
La mostra è curata dal poeta, critico e storico dell’arte Edward Lucie-Smith, affiancato dalla storica dell’arte e scrittrice Giulia Zandonadi; insieme hanno progettato un percorso psicologico che ripercorre la vita artistica di un uomo controverso e imprevedibile, riprendendo tra le mani quelle che sono state le tematiche da lui maggiormente battute: le crocifissioni, i Papi, i ritratti e gli autoritratti. La collezione da cui si attinge è la Francis Bacon Collection of the Drawings Donated to Cristiano Lovatelli Ravarino, per lo più disegni a pastello o a matita e collages su carta, realizzati dall’artista tra il 1977 e il 1992. Cristiano Lovatelli Ravarino ha avuto un ruolo importante nella vita dell’artista, il quale lo definisce come “un astronauta che ha avuto l’onore di aver allunato su un pianeta umano sconosciuto e denso di insidie”. Il pianeta umano denso di insidie è proprio quello di Francis Bacon, la cui vita ha oscillato sempre tra il dramma della solitudine e il desiderio di specchiarsi nell’altro e ritrovarsi finalmente integro. Eppure, nelle sue opere, i volti si configurano di linee colorate, deformi e impazienti, divorate dall’inquietudine e sommerse dal dolore.
La mostra si configura come uno specchio di colori a pastello che sgorgano in superficie, ma basta girarsi dall’angolo opposto della stessa sala per accorgersi che il colore è solo un pretesto per nascondere l’inesattezza della ragione umana, e la vittoria assoluta dell’irrazionalità più distruttiva.
Nato a Dublino nel 1909, si distaccherà presto dalla sua famiglia per via della loro incapacità ad accettare la sua omosessualità e, trasferendosi a Londra intorno al 1926, inizierà il suo percorso artistico avvicinandosi allo strumento fotografico come un compagno fedele in grado di restituirgli la realtà oggettiva delle cose. La sua pittura rimarrà sempre oggettiva, malgrado in lui si ritroverà spesso una regressione verso forme embrionali e stadi primari tipici dell’arte informale, così come sottolinea Renato Barilli, il quale definisce la sua arte come una specie di “realismo evolutivo integrale, capace di prendere i corpi, le anatomie, i volti al momento della loro prima nascita, e di seguirli, di anticiparne lo sviluppo fino a un massimo di finitezza”.
Le opere esposte presso Ca’ dei Carraresi appartengono a una fase del suo percorso artistico poco conosciuta, durante il quale Bacon si è trovato spesso in Italia a dipingere e a sperimentare nuove forme di interiorità. La serie di crocifissioni e di Papi, dirà egli stesso, non ha nulla a che fare né con la religiosità più fanatica né con la semplice fede in Dio, piuttosto è il “frutto di un’ossessione per le riproduzioni fotografiche del ritratto di Papa Innocenzo X di Velásquez”, di cui Bacon aveva grande stima. I suoi Papi, però, sono spogliati del sacrificio divino e, ormai nudi, si immergono totalmente nell’esistenzialismo più inquieto della condizione umana, senza drappeggi ricamati d’oro o tuniche di seta, ma incastrati in linee informi e liberati al contrario nel volto da un’espressione ben definita: un incontenibile grido umano. Allo stesso modo, anche le crocifissioni assumono un significato terreno e distante dall’elevazione religiosa. I suoi riferimenti sono Cimabue e Rembrandt, e di quest’ultimo riprende proprio il Bue macellato (1655), quasi a sottolineare come l’uomo sia solo carne, e alla carne si riserva un solo sanguinario destino.
La possibilità di mettere visivamente a confronto l’opera di Rembrandt e la serie di crocifissioni di Bacon diviene occasione per comprendere a fondo il significato di frustrazione e dolore che si racchiude nelle sue opere. Forse, probabilmente, è la ripetizione di volti con braccia alzate che crea imbarazzo, angoscia, e che riduce l’intera umanità alla condizione di piccole macchie di colore, che impazienti provano a liberarsi dal dolore attraverso la torsione dei corpi e soprattutto attraverso quell’incontenibile urlo umano di cui le sue figure sono invece schiave. I dipinti “in serie” sono per Bacon come frammenti di uno specchio, ogni frammento è parte di un tutto che però risulta evidente solo se accostato l’uno all’altro, solo se si guarda in pezzi, “perché purtroppo – dirà egli stesso – non sono ancora mai riuscito a realizzare quell’immagine che riassume tutte le altre”.
L’importanza della mostra è data anche dalla risoluzione di un problema di autenticità circa i disegni di Bacon presenti nella collezione di Cristiano Lovatelli Ravarino, poiché fino al 1997 la critica non aveva mai attribuito al corpus dell’artista la presenza di tali disegni. Bacon stesso aveva confermato e dichiarato, prima della morte, di non avere mai disegnato in vita sua. La conferma di autografia proviene dalla Dottoressa Ambra Draghetti la quale, su incarico della Procura della Repubblica di Bologna, ha sottoposto a esami scientifici approfonditi tutto il corpus di disegni presenti nella collezione di Lovatelli Ravarino giungendo alla conclusione che sono autentici. Soltanto nel 2012, durante un convegno tenutosi a Londra in occasione della mostra “Signum Baconiensia: la collezione dei disegni donata da Francis Bacon a Cristiano Lovatelli Ravarino”, i suddetti disegni sono stati ritenuti autentici.
La città di Treviso ospiterà la mostra fino al 1 Maggio 2017, il progetto sembra modesto ma contiene spunti di riflessione inediti sul percorso artistico di Francis Bacon, una buona occasione per fermarsi a esplorare l’universo psicopatologico di un artista che ha sempre cercato di legare la sua pittura alla realtà oggettiva, malgrado in apparenza possa risultare l’esatto contrario.
Treviso // 15 Ottobre 2016 – 1 Maggio 2017
Francis Bacon – Un viaggio nei mille volti dell’uomo moderno
Casa dei Carraresi – Via Palestro 33-35
Treviso – 31100
Per approfondimenti:
http://www.bacontreviso.it/
Giulia Calì, Corso di Laurea Magistrale in Arti Visive, Università di Bologna