Wall Street International Magazine Arte – 12 Gennaio 2021

Obra perteneciente a la Colección Francis Bacon expuesta en el Palazzo Montanari de Bolonia

Si è detto così tanto di Francis Bacon (Dublino, 1909 – Madrid, 1992) che, quando ebbe luogo la presentazione dei suoi “disegni”, nessuno credeva veramente che una cosa del genere fosse tangibile. Alcuni critici, galleristi, scrittori o giornalisti, informati dell’iniziativa della Collezione dei Disegni Francis Bacon donata a Cristiano Lovatelli Ravarino per presentare questa produzione, hanno ritenuto che non fosse altro che un’invenzione dei suoi promotori. Tuttavia, e nonostante lo stesso Bacon abbia dichiarato più volte che la sua capacità di disegnare era, in effetti, quasi nulla, le mostre tenute a Londra, Madrid, Avilés e Valencia hanno negato queste e altre manifestazioni simili. Al contrario, hanno mostrato la potenza di un’opera che, sebbene nascosta per motivi che il suo stesso autore non ha mai voluto rivelare, affonda le sue radici nei primi tentativi pittorici che Francis intraprende fin da giovanissimo.

L’esplicita negazione che Bacon fece di quella che è stata chiamata “la questione del disegno” non è molto ben compresa. 1 Lui stesso, dove ne aveva occasione, affermò categoricamente di “non disegnare mai”. Tali affermazioni, ovviamente, lo obbligavano a non esporre mai un suo schizzo, ad eccezione di “alcune opere dei primi anni ’30” 2. Bacon sosteneva che il suo lavoro proveniva generalmente da fotografie che lo ispiravano a dipingere i suoi quadri. Così, ad esempio, quella tela che lo ha così ossessionato per tutta la vita: Innocenzo X. Tuttavia, attraverso numerosi disegni e oli su carta, Bacon ha voluto avvicinarsi al mistero che, per lui, questo ritratto di Velázquez supponeva, che ammirava più di ogni altro genio della pittura.

Le mostre tenute in Inghilterra e in Spagna hanno raccolto, in parti uguali, riconoscimenti e incredulità. I critici hanno dovuto mettere in dubbio l ‘”autenticità” di questi disegni e la Marlborough Gallery, che rappresentava esclusivamente il lavoro dell’artista, ha presentato diverse denunce contro gli sponsor di tali mostre pubbliche. La questione fu finalmente risolta il giorno in cui un tribunale inglese, dopo anni di contenzioso, stabilì che la produzione di Bacon era autentica e che i suoi proprietari, con sede a Bologna, ne erano i legittimi proprietari.

La verità di tutto questo pasticcio è che Francis Bacon era molto esigente con il suo lavoro, preoccupato com’era di lasciare il meglio di sé alle generazioni future. Verso la fine della sua vita non era molto sicuro della sorte dei suoi disegni, di cui si fidava nelle mani di amici con i quali aveva condiviso buona parte della sua vita. L’origine della Collezione dei Disegni Francis Bacon non è quindi altro che la donazione che l’artista ha fatto al suo collega italo-americano Cristiano Lovatelli Ravarino, il quale, dopo essersi consultato con esperti e stretti collaboratori, ha deciso insieme al dottor Umberto Guerini di creare la fondazione che avrebbe adeguatamente protetto il lavoro dell’artista nelle terre di Bologna, luogo in cui Bacon si rifugiava per lunghi periodi per sfuggire al caos della sua vita londinese.

Il lavoro di Bacon ha attratto tanto l’attrazione quanto l’orrore e il rifiuto. Così, per esempio, l’ex primo ministro britannico, Margaret Thatcher, popolarmente conosciuta come “la signora di ferro”, è arrivata al punto di dire del dipinto di questo artista che non rappresenta altro che “disgustosi pezzi di carne”. Esaminando la traiettoria di questa signora, si comprende perfettamente il suo disprezzo per il lavoro del pittore. Tra l’altro perché la creazione dell’arte moderna, per una carriera come quella di Bacon, è possibile solo dalla rappresentazione del caos in cui viviamo. Quel caos a cui hanno tanto contribuito figure come Margaret Thatcher o uno dei suoi protetti: l’ineffabile Augusto Pinochet Ugarte, macellaio di professione.

Fernando Castro Flórez, forse facendo eco al saggio di Eugenio Trías, The Beautiful and the Sinister, ha espresso pienamente una delle vene centrali attraverso cui scorre il lavoro di Bacon: «la superficie che risveglia il desiderio, la corporalità più eccitante è ancora abissale, la soglia dell’atroce. “3 Ecco una delle crepe attraverso le quali emerge ciò che è stato chiamato” il reale “, ovvero la pura incarnazione dell’impotenza, palpitante frustrazione di una vita frammentata e divisa, frantumato in un corpo che, pur unitario nella sua immagine, non riesce a dare un senso alle cieche forze dell’irragionevolezza che lo governano.

Non è facile né comodo affrontare il lavoro di Bacon. Ogni caratteristica della sua pittura, ogni linea che compone uno dei suoi disegni, ci sfida nel suo tentativo di fuga permanente. Concepita la figura umana in uno spazio preciso e ben delimitato, matematicamente perfetto e ben ordinato, la materia della sua carne non cessa di rifugiarsi in quell’ostinazione per uscire da se stessa e liberarsi dall’angoscia; quell’angoscia che non è che un emblema del nostro tempo.

Solo Bacon poteva fare quel grido, lo scandalo che tutta l’esistenza suppone, riuscire a interrogarci in modo intimo e diretto e senza possibilità di fuga.

Tutte le volte che ho contemplato la sua pittura, mi ha sempre lasciato una traccia di preoccupazione e confusione. Per questo, dopo due mostre visitate a Parigi, Madrid e Barcellona, sono stato sensibile alla proposta che uno stretto collaboratore della fondazione dedicata alla tutela dell’opera di Bacon a Bologna, il dottore Gustavo Orlandi, mi ha fatto organizzare una sua grande mostra disegni nel Palazzo dei Papi ad Avignone.

Qui si sono svolti due degli eventi pittorici più importanti del XX secolo: uno spettacolo del Picasso più provocantemente erotico nell’anno di grazia 1965 (un fatto che ha sconvolto sia i critici timidi che un pubblico ben congegnato), e un altro dello stesso artista , che si tenne molti anni dopo, nel 1995.

Picasso, che ha avuto su di lui un’influenza decisiva, era proprio una delle figure più rispettate da Francis Bacon. E Bacon, che attualmente è uno dei pittori più ricercati al mondo (per la derisione di gente del posto e sconosciuti), non ha mai avuto modo di mostrare tutta la forza del suo lavoro disegnato in una cornice speciale come quella del palazzo più grande. Gotico d’Europa.

Il colloquio con Gustavo Orlandi – uomo di squisita discrezione e di radicata cultura – portò a questa e ad altre iniziative attorno all’opera di Bacon che, pur forgiando illusioni e prospettive più che lusinghiere, non potevano concretizzarsi oltre i suoi primi passi per difficoltà tecniche. Una vergogna. Un vero peccato. Tra le altre ragioni, perché la produzione di Bacon merita bene questo e altri quadri unici, sia per la contemplazione che per l’analisi del suo lavoro. Un’opera che, proprio perché incarna la tragedia del soggetto contemporaneo tipica del secolo che abbiamo attraversato, esige, oltre che uno sguardo aperto, una sincera riflessione sulle forze che catturano i suoi quadri.

Si può parlare di “forze” e non di “forme” nella misura in cui Deleuze – uno dei suoi critici più lucidi ed eminenti – sottolinea un aspetto costitutivo e fondamentale del suo lavoro, ovvero: che ciò che più conta di Bacon “non è proprio il movimento, sebbene la sua pittura produca un movimento molto intenso e violento “, ma” l’azione sul corpo di forze invisibili (da qui le deformazioni del corpo causate da questa causa più profonda) “. 4

Di quelle forze invisibili che compongono l’esistenza del soggetto, Bacon è riuscito a darci un’immagine indelebile; Immagine capace di perforare il passaggio del secolo che abitiamo per proiettarsi in un aldilà che vive in ognuno di noi. Tempo logico che, come un poliedro, getta nel suo divenire i segni di una luce che anela solo alla libertà del proprio spasmo.

Che solo Bacon potesse farlo merita una visita al Palazzo dei Papi ad Avignone … quando le circostanze lo consentono una grande mostra di tali disegni.

Note
1 Un meraviglioso catalogo, opera del Círculo de Bellas Artes de Madrid, è stato pubblicato nel 2017 in occasione della mostra tenutasi nella capitale della Spagna per offrire al pubblico un ampio campione dei disegni realizzati dall’artista nel corso della sua vita. Il suo titolo è proprio quello di Francis Bacon. La questione del disegno.
2 Le frasi tra virgolette provengono dal catalogo edito dal Círculo de Bellas Artes de Madrid, già citato, p. 37, nota 60.
3 Fernando Castro Flórez, «I fatti, o quella che si chiamava verità», in Francis Bacon. La questione del disegno, pp. 34-35.
4 Deleuze, G. (2002). Logica della sensazione. Madrid: Arena, p. 48. Citato da Fernando Castro Flórez nella sua opera, già citata.

Jose Enrique Martinez Lapuente – Wall Street International Magazine Arte
Scrittore, ha un ampio lavoro in poesia, narrativa e saggistica. Lavora come copywriter, correttore di bozze e traduttore. Collabora con numerosi media in tutta la Spagna.

Obra perteneciente a la Colección Francis Bacon expuesta en el Palazzo Montanari de BoloniaEl tema de la Crucifixión permea esta serie de dibujos de Francis BaconObra perteneciente a la Colección Francis Bacon expuesta en el Palazzo Montanari de Bolonia

«Sé que para las personas religiosas, para los cristianos, la crucifixión tiene un significado totalmente diferente. Pero, para un no creyente como yo, es solo un comportamiento humano, una forma de comportarse con los demás». Francis BaconObra perteneciente a la Colección Francis Bacon expuesta en el Palazzo Montanari de BoloniaEl tema de la Crucifixión permea esta serie de dibujos de Francis Bacon

  1. Obra perteneciente a la Colección Francis Bacon expuesta en el Palazzo Montanari de Bolonia
  2. El tema de la Crucifixión permea esta serie de dibujos de Francis Bacon
  3. Obra perteneciente a la Colección Francis Bacon expuesta en el Palazzo Montanari de Bolonia
  1. «Sé que para las personas religiosas, para los cristianos, la crucifixión tiene un significado totalmente diferente. Pero, para un no creyente como yo, es solo un comportamiento humano, una forma de comportarse con los demás». Francis Bacon
  2. Obra perteneciente a la Colección Francis Bacon expuesta en el Palazzo Montanari de Bolonia
  3. El tema de la Crucifixión permea esta serie de dibujos de Francis Bacon