Tra il 1977 e il 1992 Francis Bacon regalò a un suo intimo amico italiano un consistente numero di disegni, pastelli e collages.
Oggi quei disegni fanno parte di una collezione che ne raccoglie alcune centinaia e che è riunita in un corpus unitario: “ The Francis Bacon Collection of the Drawings Donated to Cristiano Lovatelli Ravarino”.
Come ha scritto Edward Lucie-Smith – uno degli storici dell’arte più conosciuti e apprezzati a livello internazionale – i disegni ed i pastelli che compongono la collezione sono “opere complete”, che si inseriscono a pieno titolo nell’iconografia dell’artista anglo-irlandese, il quale, negli ultimi anni della sua vita, rivisitò i temi che aveva in precedenza sperimentato, provando nuove strade formali.
Nelle “opere su carta”- tenute nascoste ai suoi mercanti ma regalate ai suoi amici: Paul Danquha, Stephen Spender, Brian Hayhow, Cristiano Lovatelli Ravarino e altri – si trovano crocifissioni, papi, ritratti e autoritratti: tutti soggetti da lui dipinti nel corso della sua lunga vita di artista.
Esse dimostrano che quando Francis Bacon, intervistato da David Silvester, suo biografo ufficiale, affermava di non avere mai fatto disegni preparatori, usava sapientemente e consapevolmente le parole, e diceva due volte il vero: era vero infatti che egli tracciava direttamente sulla tela le linee dell’opera che aveva in mente di realizzare senza ricorrere a disegni preparatori (salvo poi usare altri “sistemi”, come evidenzia molto bene Barbara Steffen nei suoi studi); ed era ugualmente vero che fin dall’inizio della sua “carriera artistica” egli era solito disegnare e lo aveva continuato a fare, riservatamente ma sistematicamente, per tutta la vita ( si veda la testimonianza di Mollie Craven, riportata nel libro di Daniel Farson, “The Gilded Gutter Life of Francis Bacon”, 1993).
Le opere su carta dimostrano che uno dei più grandi pittori del XX secolo è stato anche un grande disegnatore.
Non poteva essere diversamente per chi, come lui, aveva deciso di “diventare pittore” dopo avere visto nel 1927 una mostra di 101 disegni di Picasso a Parigi alla Galleria Paul Rosenberg.
Francis Bacon aveva allora 18 anni.
Ed “ è significativo che fosse proprio una mostra di disegni a dare l’impulso ad una attività tanto creativa e dirompente, ma è anche significativo che egli iniziasse la sua attività proprio dai disegni …di Picasso che preannunciavano invenzioni formali e tematiche introducendo “metamorfosi” del linguaggio plastico e pittorico che attraverseranno tutto l’arco della sua produzione … Bacon è pittore plastico che con la carta sconfina nella scultura ritagliando ed incollando, anche componendo la figura, come faceva Picasso con i suoi “dessin decoupè”, un genere che il maestro spagnolo aveva ripreso in età più avanzata (la storia si ripete) per approntare scenografie cinematografiche o modelli per la realizzazione di grandi sculture.
Dalla plasticità dei fogli disegnati al ritaglio delle figure delineate ed incollate su carta e cartoncino il passo è breve.
La predilezione per la linea curva che delimita la figura umana è evidente, a contrasto con gli sfondi generalmente caratterizzati da linee rette ed angoli; segni grafici comuni anche ai dipinti dove le forme sono delineate con analogo tratto: impossibile per chi impara a riconoscere la “mano” non ritrovare in questi disegni la personalità di Francis Bacon” ( M. Letizia Paoletti: Francis Bacon ed i “dessins decoupè”, 2015).